Il fenomeno delle resistenze batteriche agli antibiotici rappresenta attualmente una grave minaccia per la salute pubblica.

Se non si pone con urgenza un argine a questo fenomeno, corriamo il rischio di ritornare all’era pre-antibiotica dove si poteva morire di polmonite, meningite, tubercolosi, tifo e tante altre malattie causate da batteri.

Negli ultimi anni le più importanti istituzioni mondiali si sono interessate a questo drammatico problema, ma poco o nulla è stato fatto per il monitoraggio delle resistenze dei batteri.

In odontoiatria la situazione è ancora più grave in quanto, quasi sempre, si prescrive l’antibiotico in modo empirico e cioè senza ricorrere al laboratorio di microbiologia clinica che, oltre ad isolare ed identificare il patogeno responsabile dell’infezione, valuta anche la sua sensibilità “in vitro” a diversi antibiotici.

Ne consegue che non si sa quasi nulla circa l’andamento delle resistenze batteriche e non è escluso che si prescrivano antibiotici nei confronti dei quali i batteri sono diventati resistenti e quindi inefficaci.

Pertanto la possibilità di trattare le lesioni parodontali indotte da batteri con rimedi non antibiotici ma di dimostrata pari efficacia risulta essere non solo in linea con le più attuali esigenze scientifiche ma anche più eticamente adeguato, più accettabile e spendibile con i pazienti, compresi i sempre più numerosi pazienti contrari alle terapie farmacologiche tradizionali e più orientati verso terapie “naturali”.

Il trattamento della parodontite cronica varia a seconda della gravità del quadro clinico e può andare dalla semplice rimozione della placca batterica con strumenti meccanici, al sollevamento del primo tratto della gengiva per eseguire una pulizia più profonda e radicale.

Al fine di favorire un efficace ripristino dello stato fisiologico dei tessuti molli e duri, nonché per scongiurare la ricomparsa dell’aggressione microbica, la rimozione meccanica della placca e la levigatura della superficie degli elementi dentari e delle radici (terapia dell’elezione – SiDP – Società italiana di Parodontologia) vengono accompagnate dall’inserimento all’interno delle tasche parodontali e perimplantari di prodotti coadiuvanti in forma di gel, tra cui il dispositivo medico H42.

H42 è una pasta a base di collagene di tipo I, idrogelo polimerico a visco-elasticità modulata e acido ascorbico, per il trattamento di tasche parodontali/perimplantari. NON CONTIENE ANTIBIOTICI.

La destinazione d’uso del dispositivo medico H42 è il riempimento, il rinforzo e la riparazione di tasche parodontali/perimplantari dovute a parodontiti/perimplantiti. In particolare, grazie alle sue specifiche proprietà fisiche, bio-chimiche e reologiche, viene utilizzato come gel coadiuvante nel trattamento non chirurgico delle parodontopatie e delle perimplantiti, a seguito di operazioni di rimozione meccanica della placca, del biofilm e di levigatura radicolare nelle tasche parodontali e perimplantari.

Il gel permane stabilmente, per 15/30 giorni nella profondità della tasca parodontale/perimplantare, aderisce ai tessuti mucosi del difetto e si comporta come una medicazione occludente sterile che impedisce la ricolonizzazione dei batteri responsabili della parodontapatia/perimplantite.

Grazie alla presenza del collagene e alle caratteristiche peculiari dell’idrogel, H42 crea le condizioni migliori per favorire il processo di guarigione tessutale attorno al dente/impianto, favorendo una riduzione della tasca gengivale ed il ripristino dell’attacco funzionale del dente/impianto.

Un piccolo grande passo è stato fatto.